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MEME: ARCHIVIO INFINITO DI CREATIVITA’

Articolo di Benedetta Mordente In un momento storico in cui il patrimonio multimediale è il più vasto mai visto, creatività e personalizzazione rappresentano l’essenza stessa dei meme, per la possibilità che danno di rielaborare i significati un numero infinito di volte. Una prima definizione Il meme è la minima unità culturale capace di replicazione nei cervelli. È,ad esempio, una moda, uno stereotipo, un'immagine, che si propaga tra le persone attraverso la copia o l'imitazione mediante disseminazione e condivisione . Questa è almeno la definizione che troviamo su Wikipedia. Il primo ad utilizzare questo termine fu Richard Dawkins nel suo libro Il gene egoista (1974), intendendolo come l’unità base dell’evoluzione umana, così come il gene è l’unità base dell’evoluzione biologica. Chiaro è che con l’avvento di internet il termine ha cambiato significato, ma l’associazione non è sbagliata: così come il gene si diffonde attravers

Dal possesso all’accesso con la Sharing Economy: l’esempio di Uber

Articolo di Camilla Navarrini

L’economia della condivisione

Al giorno d’oggi l’azione che compiamo più frequentemente online è quella di condividere: il termine sharing, infatti, descrive le modalità di partecipazione degli utenti alle ICTs (Information Communication Technologies) e alla comunicazione digitale, ma in una delle sue declinazioni più specifiche si riferisce anche ad un particolare tipo di attività economica (John, 2013).
Più precisamente, quando si parla di Sharing Economy, si intende un modello economico e sociale che prevede l’accesso condiviso a beni e servizi attraverso piattaforme digitali.
Il nuovo concetto di accesso scardina dunque il tradizionale valore del possesso: già nel 2000, in un contesto di forte cambiamento economico, Rifkin affermava che il consumatore non è più ciò che possiede e non trae valore dalla proprietà di un bene, bensì dall’utilizzo di esso nei modi e nei tempi desiderati.

Gli elementi costitutivi della Sharing Economy

Osserviamo allora in maniera più dettagliata la funzione delle piattaforme e il ruolo abilitante che esse hanno nell’accesso alle risorse.
Le piattaforme di cui si serve la Sharing Economy mettono in comunicazione chi offre un determinato bene o servizio con chi è interessato al suo utilizzo temporaneo. Di conseguenza, è possibile osservare come dal paradigma no platform, secondo il quale l’accesso è possibile solo in seguito ad un trasferimento permanente di proprietà, si è passati al paradigma platform, in cui il passaggio di proprietà non ha più significato (Maiolini, Petti, Rullani, 2018). La piattaforma si rivela allora come un punto di contatto tra fornitori e utenti, uno spazio di scambio, condivisione di risorse e interazione tra utenti.
A tal proposito, particolarmente interessante è uno studio condotto nel 2015 dalla PWC (PricewaterhouseCoopers, azienda che offre consulenza strategica, legale e fiscale) riguardante il ruolo dei consumatori nelle relazioni che essi intessono sulle piattaforme di Sharing Economy. La ricerca sottolinea che le interazioni degli utenti non si limitano a quelle con l’azienda fornitrice del servizio, ma si espandono a tutto il network, determinando il successo della piattaforma stessa (Grieco, Cerruti, 2018). Come afferma O’Reilly, di fatti, il vero valore aggiunto del Web 2.0 è rappresentato dagli utenti, e le piattaforme funzionano meglio quanto più persone le utilizzano (Vittadini, 2018).
Inoltre, secondo Hamari et al. (2013) il Web 2.0 ha contribuito a diffondere le piattaforme digitali le quali semplificano la condivisione di risorse grazie all’impiego delle innovazioni in ambito tecnologico. Su di esse si svolgono quasi tutte le fasi del consumo: l’individuazione dei consumatori, l’accesso al bene, la gestione delle informazioni personali, i pagamenti (Maiolini et al., 2018).

 Accesso, Piattaforma, risorse, Camilla Navarrini.

Logica dell’accesso, connettività delle piattaforme e utilizzo condiviso delle risorse sono dunque gli elementi fondamentali della Sharing Economy, fenomeno emerso nel 2008 ed esploso nel 2013, anno in cui è arrivato a costituire un mercato mondiale del valore di 15 miliardi di dollari e che si stima possa raggiungere i 335 miliardi entro il 2025 (Iasevoli et al., 2018).
Quali sono quindi i fattori di positività che caratterizzano la Sharing Economy e ne determinano la crescita? Come gli utenti traggono beneficio da questi nuovi modelli economici? Per cercare di rispondere a questi quesiti, si prenda in considerazione uno dei colossi dell’economia della condivisione, Uber.

Uber: dove autisti e passeggeri si incontrano

Uber (www.uber.com/it) è un’app nata nel 2008 che consente di richiedere corse in auto, ma anche una piattaforma che connette miliardi di persone in tutto il mondo. Grazie alla sua tecnologia di trasporto on demand, Uber collega gli autisti partner agli utenti che hanno bisogno di raggiungere una destinazione. Il costo della corsa è calcolatoin automatico e addebitato sull’account con la modalità di pagamento inserita in fase di prenotazione.



Come richiedere una corsa con Uber, Camilla Navarrini.

Tra i vari servizi erogati, quello che rappresenta ed esemplifica in forma migliore il concetto di sharing nel suo significato più puro è sicuramente UberPool, l’opzione di corsa che abbina utenti che desiderano viaggiare verso la medesima destinazione: la condivisione del viaggio porta con sé il vantaggio del risparmio, poiché il costo della corsa è suddiviso tra i viaggiatori. In Italia, però, questo servizio non è ancora disponibile: dopo l’accusa di concorrenza sleale da parte dei tassisti, l’intero sistema dell’azienda californiana è stato messo in discussione e l’offerta dei servizi nel nostro Paese è stata ridotta (si veda il blocco dell’opzione UberPop in seguito alla sentenza del tribunale di Milano nel 2015).
Ciò che rende questa piattaforma social è il fatto che Uber permette ad autisti e passeggeri di scambiarsi reciprocamente feedback e valutazioni: gli utenti hanno così la possibilità di condividere con gli altri la propria esperienza, esprimere un giudizio relativo all’autista o al passeggero e persino fare complimenti per il servizio.
Questa attenzione alla valutazione fa parte dell’obiettivo dell’azienda di garantire la sicurezza degli utenti: le recensioni hanno infatti lo scopo di fornire informazioni sulla qualità delle corse e sulla professionalità degli autisti: sul sito si può leggere infatti che “le corse con valutazioni basse vengono registrate e gli utenti possono essere rimossi”.
L’impegno di Uber per la protezione dei clienti si manifesta, inoltre, attraverso diverse funzioni di sicurezza, come l’assistenza per incidenti 24/7, il pulsante “Soccorso di emergenza”, il monitoraggio GPS costante, la possibilità di condivisione della posizione con contatti di fiducia, l’anonimizzazione del numero telefonico.
Presentandosi come un servizio sicuro ed affidabile, e riservando particolare attenzione alle misure di protezione e alle valutazioni bidirezionali, Uber cerca dunque di instaurare con i propri clienti un rapporto di fiducia, che secondo Simmel (1908) è presupposto essenziale dell’interazione sociale (Vittadini, 2018).
Sul piano pratico, i vantaggi che l’utilizzo di questa piattaforma comporta riguardano in primo luogo le città. Nello specifico, Uber:
- riempie i vuoti di servizio nelle ore notturne, in cui il trasporto pubblico è ridotto o interrotto;
- contribuisce a reinventare gli spazi urbani, riducendo il bisogno di aree riservate ai parcheggi;
- raccoglie i dati relativi alle corse e con il sito web UberMovement (https://movement.uber.com) li condivide con urbanisti di tutto il mondo, contribuendo alla pianificazione delle città del futuro;
- salvaguarda l’ambiente offrendo anche un servizio di trasporto alternativo: JUMP, la bici elettrica a pedalata assistita con GPS integrato, attualmente disponibile in molte città del Nord America e solo a Berlino per quanto riguarda l’Europa.
Perché, quindi, scegliere la Sharing Economy?
Più in generale, diversi studi affermano che i vari esempi di Sharing Economy comportano molteplici benefici ed effetti positivi a chi è direttamente e indirettamente coinvolto in questo modello di business. Ad esempio:
- i consumatori possono godere della convenienza dell’accesso grazie a minori investimenti;
- fornitori e intermediari possono approfittare dell’adozione di questo tipo di business per avere guadagni in termini di brand image e reputazione (Alt, Puschmann, 2016);
- l’ambiente trae beneficio da questo modello socio-economico perché la condivisione di beni e servizi implica una diminuzione della produzione e dunque una riduzione dell’inquinamento e dei rifiuti;
- le piattaforme di condivisione contribuiscono alla realizzazione di nuovi mercati, introducendo un’offerta innovativa, stimolando la domanda, presentando nuovi attori con nuovi ruoli e dando vita ad originali tipi di interazione (Maiolini et al., 2018).

Delineate le caratteristiche costitutive della Sharing Economy, e delineati gli impatti positivi che essa può avere sulla società anche attraverso l’esempio di Uber, si può affermare come questo modello socio-economico abbia trasformato il concetto di consumo:
- sostituendo il principio di accesso a quello di possesso;
- attribuendo maggiore rilievo all’esperienza nel principio di sharing;
- favorendo il risparmio tramite il ri-utilizzo innovativo delle risorse;
- aggregando persone sulle piattaforme su cui nascono nuove forme di socialità.

Tutto questo è l’economia della condivisione.


Bibliografia e sitografia

Bernardi, M. (2015). Un’introduzione alla Sharing Economy. Milano: Feltrinelli.

Grieco, C., & Cerruto, C., (2018). Managing co-creation in innovative business models: the casa of sharing economy. Sinergie. Italian journal of management, vol.36, n° 16, 109-126.

Iasevoli, G., Michelini, L., Grieco, C., & Principato, L., (2018). Mapping the sharing economy: a two-sided markets perspective. Sinergie. Italian journal of management, vol.36, n° 16, 181-202.

John, N.A., (2013). Sharing, collaborative consumption and Web 2.0. Electronic Working Papers, n°26, Media@LSE.
Disponibile in:
http://www.lse.ac.uk/media-and-communications/assets/documents/research/working-paper-series/EWP26.pdf?from_serp=1

Maiolini, R., Petti E., & Rullani, F., (2018). L’innovazione dei modelli di business nella sharing economy: il caso italiano del car sharing. Sinergie. Italian journal of management, vol.36, n° 16, 203-224.
Disponibile in: https://www.sijm.it/wp-content/uploads/2018/10/SINERGIE-N.-106-2018.pdf

Puschmann, T., & Alt, R., (2016). Sharing Economy, 4 gennaio 2016.

Rifkin, J., (2001). L’era dell’accesso. La rivoluzione della new economy. Mondadori.

Vittadini, N., (2018). Social Media Studies. I social alla soglia della maturità: storia, teorie e temi. Milano: Franco Angeli.


Uber. Sicurezza degli utenti, https://www.uber.com/it/ride/safety/

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