MEME: ARCHIVIO INFINITO DI CREATIVITA’
Articolo di Benedetta Mordente In un momento storico in cui il patrimonio multimediale è il più vasto mai visto, creatività e personalizzazione rappresentano l’essenza stessa dei meme, per la possibilità che danno di rielaborare i significati un numero infinito di volte. Una prima definizione Il meme è la minima unità culturale capace di replicazione nei cervelli. È,ad esempio, una moda, uno stereotipo, un'immagine, che si propaga tra le persone attraverso la copia o l'imitazione mediante disseminazione e condivisione . Questa è almeno la definizione che troviamo su Wikipedia. Il primo ad utilizzare questo termine fu Richard Dawkins nel suo libro Il gene egoista (1974), intendendolo come l’unità base dell’evoluzione umana, così come il gene è l’unità base dell’evoluzione biologica. Chiaro è che con l’avvento di internet il termine ha cambiato significato, ma l’associazione non è sbagliata: così come il gene si diffonde attravers...
Certamente un articolo molto bello e significativo. Spero sia diffuso il più possibile, al fine di portare la gente a riflettere e a distinguere cosa sia osceno, cosa pornografico, cosa invece sia l'ARTE e cosa voglia significare e trasmettere. Purtroppo, l'informazione è per tutti, ma non da tutti, poiché molti si lasciano influenzare da luoghi comuni, spesso carichi di ignoranza e superficialità. Tuttavia, si può sensibilizzare la gente e penso che questo articolo punti proprio a questo, e non posso che esserne contento.
RispondiEliminaCiao,
Eliminagrazie a te per aver letto l'articolo ed aver contribuito a generare una piccola riflessione intorno a tematiche come: l'arte, i tabù e l'informazione.
La creazione del blog a tema Social Media ha proprio come ispirazione e obiettivo, la messa in luce di alcune dimensioni con cui ci troviamo quotidianamente in rapporto senza saperlo.
Parlare di Social Media, in termini di visibilità e in questo caso di censura, è importante perché realizza quanto queste piattaforme parlino di noi e con la nostra lingua, e siano non solo un medium che veicola contenuti e che influenza la creazione di immaginari e identità ma anche piattaforme influenzate a loro volta dagli usi che ne facciamo di esse.
Alessandra Alfonso
Articolo illuminante su come stanno le cose REALMENTE! La storiella di Rupi Kaur è stata molto curiosa e sopratutto emblematica di uno dei principali problemi oggi sui social: “chi stabilisci cosa”. Beh il finale di questo articolo può farvi pensare diversamente rispetto a come l’avete sempre pensata!
RispondiEliminaCiao,
Eliminagrazie per aver letto fino infondo l'articolo.
La storia di Rupi non è il solo caso di censura, ma forse quello che ho ritenuto più stimolante e che ha generato più velocemente dentro di me delle domande. Il caso in sé ha uno scenario di riferimento, quello di Instagram che, abitando quotidianamente, non solo mi è sembrato più familiare ma anche più intrigante.
Il risvolto interessante probabilmente è il fatto che nell'era della riproducibilità serializzata delle immagini e del meccanismo frenetico sui social del "postare-postare-postare, altrimenti non sono visibile", in questo caso abbia generato un paradosso.
Rupi Kaur voleva (forse) solo dare maggior visibilità ai suoi lavori e probabilmente anche i suoi coetanei hanno deciso che quei contenuti fossero fuori luogo.
Alessandra Alfonso
mi spiace dover apprendere che l'autrice di questo articolo ha totalmente plagiato il capitolo da me scritto sull'argomento nel volume edito da Mimesis Pornocultura. Viaggio in fondo alla carne, che viene citato solo in bibliografia. cara Alessandra, come mai?
RispondiEliminaChiedo di conseguenza che venga eliminato immediatamente questo post o che si scriva una nota sotto il titolo che dica:
Il seguente articolo è una parafrasi del capitolo di C. Attimonelli, presente nel volume di C. Attimonelli, V, Susca, Pornocultura. Viaggio in fondo alla carne, Mimesis 2016.
Grazie.
ps. la prossima volta controllate i plagi prima di pubblicare.
Claudia Attimonelli