MEME: ARCHIVIO INFINITO DI CREATIVITA’
Articolo di Benedetta Mordente
In un momento storico in cui il patrimonio
multimediale è il più vasto mai visto, creatività e personalizzazione
rappresentano l’essenza stessa dei meme, per la possibilità che danno di
rielaborare i significati un numero infinito di volte.
Una prima definizione
Il
meme è la minima unità culturale
capace di replicazione nei cervelli. È,ad esempio, una moda, uno stereotipo,
un'immagine, che si propaga tra le persone attraverso la copia o l'imitazione
mediante disseminazione e condivisione. Questa è almeno la
definizione che troviamo su Wikipedia.
Il
primo ad utilizzare questo termine fu Richard
Dawkins nel suo libro Il gene egoista
(1974), intendendolo come l’unità base dell’evoluzione umana, così come il gene è l’unità base dell’evoluzione
biologica.
Chiaro
è che con l’avvento di internet il termine ha cambiato significato, ma
l’associazione non è sbagliata: così come il gene si diffonde attraverso la
selezione naturale, così i meme si diffondono attraverso la comunicazione, che
ne determina l’evoluzione o la sua eventuale estinzione. La differenza sta nel
fatto che i meme di internet non seguono un principio di casualità ma vengono
deliberatamente alterati dalla creatività umana.
La
metafora della viralità accompagna
perfettamente questo concetto ma, come sottolineano Jenkins, Ford e Green, fino
ad un certo punto. Si basa infatti sull’errata convinzione che gli utenti siano
vulnerabili nei confronti di alcuni tipi di contenuti, in altri termini
presuppone una visione riduttiva del ruolo dei prosumer, considerati prevalentemente come passivi, dei semplici
anelli di trasmissione nella diffusione dei messaggi(Jenkins, Ford e Green, 2013).
Ecco
dunque che viene introdotto il termine di stickiness,
appiccicosità (Bartezzaghi, 2017). L’interesse è focalizzato non tanto sul
ruolo attivo di alcune tipologie di utenti, active audiences, ma sulle pratiche di assimilazione, manipolazione
e condivisione di contenuti che alimentano un processo di adattamento
potenzialmente illimitato.
Meme
dunque non come infezione ma come ibridazione,
cioè la continua traduzione di testi e discorsi che assicura il funzionamento
delle culture partecipative.
L’esplosione del
fenomeno
I
meme nascono quasi sempre nell’anonimato, sono oggetti autonomi che vengono
continuamente alterati dagli utenti e utilizzati quotidianamente dagli utenti
di Facebook e Instagram, che spesso arrivano a snaturarne il significato originale
e assegnarne inconsapevolmente un altro, in un’infinita evoluzione.
Attraverso
i meme si possono sintetizzare pensieri e concetti, anche abbastanza complessi,
unificando le funzioni comunicative, grazie alla compresenza di fattori
visuali, esperienziali, emozionali e motivazionali. È come se i meme
riuscissero a catturare l’attenzione delle comunità digitali e la
focalizzassero su determinati trend
topic.
Come
sottolinea Alessandro Lolli nel suo La
guerra dei meme (2017), i meme sono dispositivi linguistici veri e propri,
che attraverso l’ironia e la battuta riescono a veicolare diversi livelli di
significato, facendo riferimento a diversi sostrati culturali e subculturali.
Il
primo meme della storia risale al 1919, anni prima dell’avvento di internet,
pubblicato sulla rivista satirica dell’Università dell’Iowa Wisconsis Octopus:
Con l’arrivo di internet
i meme si iniziarono a diffondere sui forum, siamo negli anni ‘90. I primi sono
sicuramente i rage comics, degli
smile rudimentali utilizzati per creare immagini e vignette satiriche:
Ricordiamo
tutti, e ancora lo utilizziamo, il Forever
alone, il poker face o l’omino
che sputa i cereali alla vista di un’immagine più o meno sconvolgente.
Il
fenomeno in questo periodo dilaga tanto che si diffondono siti come 4chan, Reddit e 9gag, dove la
creatività, soprattutto giovanile, è dilagata e ha portato alla nascita di
numerosi fenomeni di internet come LOLcat,
Pedobear e molti altri. La forma di
meme più utilizzata in questo periodo è il top
text/bottom text.
Uno studio sulla
creatività
Ed
è proprio su uno di questi siti che ho sviluppato la mia tesi, in particolare
su meme generator, un sito che da la
possibilità di creare meme sfruttando un infinito database di template e di
votare questi ultimi sulla base di gradimento e viralità.
I
meme di oggi presentano due elementi fondamentali, una parte invariabile, il template o format, e una variabile, la battuta.
Affinché
un meme diventi virale occorrono, secondo il già citato Lolli, tre elementi: i
diffusori che avviano e propagano, quindi sociale e siti, un contenuto
divertente, sorprendente e memorabile e un contesto favorevole alla
propagazione.(Lolli, 2017)
Prendendo in esame
cinque template famosi:
Notiamo come da
un’unica immagine riusciamo ad ottenere infinite rielaborazioni e
interpretazioni, a prescindere che queste siano legate al contesto in cui il
format è nato. L’elemento di unione tra template e battuta a volte è
l’espressione dei protagonisti dell’immagine, nel caso di Batman che schiaffeggia
Robin, ad esempio, lo scopo non è creare un meme collegato al fumetto dell’uomo
pipistrello, ma una battuta che giustifichi lo schiaffo che il compagno riceve.
Il sito funziona come
un comune Social Network. Si ha la possibilità di creare un profilo o di
collegarlo a quello Facebook; questa pagina si tiene il conto dei meme creati e
condivisi, i qualisono votati e commentati.
La produzione è
elevatissima: solo del meme Matrix/Morpheus
rileviamo più di 2000 versioni e non è neanche il più popolare dell’ultimo
mese.
Importante, però, sul
sito è anche l’interazione tra i produttori: il voto ricevuto per il meme
prodotto aumenta la visibilità sul sito. In particolare,mediante i commenti gli
utenti si scambiano pareri, opinioni e, a volte, insulti.
I giochi linguistici
La
longevità del meme sta dunque nell’ironia ad esso legata. Ricollegandosi al
pensiero di Umberto Eco riguardo i giochi del linguaggio, Bartezzaghi, nel
testo Parole in gioco. Per una semiotica
del gioco linguistico (2017), sottolinea come i “giochi di parole” siano
alla base della relazione comunicativa quotidiana.
Il
gioco accompagna la parola e sempre le compete, creare battute e giochi di
parole richiede attenzione e scaltrezza. La sua libertà e la sua diffusione stanno
in due fattori: la platea e la volontà di farsi capire da chi ascolta
(Bartezzaghi, 2017).
È
in questo spazio che si sviluppa la creatività del meme master, non è il meme in sé, ma la possibilità di creare
contenuti sempre nuovi, non importa se questi si ottengono nei modi più
elementari o con virtuosismi e battute sagaci.
Oggi
i meme hanno subito un’ulteriore evoluzione, i dank meme, quasi futuristici poiché prendono forma e contenuti del
meme e lo destrutturano del tutto. Non esistono più le didascalie ma
sensazioni, colori alterati, esagerazioni e nonsense.
È
molto interessante vedere come i meme si siano evoluti e in tempi così brevi,
meno di dieci anni. Internet ha permesso la fusione di varie contaminazioni e
ha accelerato processi, come quello per la storia dell’arte, che prima erano
molto lunghi.
I
messaggi e lo stile dei meme masters si sono perfezionati e adattati per meglio
andare incontro alle richieste delle comunità digitali.
La
creazione di un meme è un vero e proprio esercizio di stile. I meme masters
creano, attraverso le più svariate figure retoriche e i più disparati registri
linguistici, una raccolta multimediale illimitata. Mediante la parola e il
linguaggio infinite sono le potenzialità, le quali vanno solo lasciate libere
di esprimersi.
Il
social media manager che sceglie o crea il meme del momento riceverà un
successo quasi garantito per il prodotto che pubblicizza. Non è un caso infatti
che abbiano spopolato anche nel mondo della politica, ricordiamo la meme warfare scoppiata durante le
elezioni americane del 2016.
In
conclusione, i meme non solo sono un importante esercizio di creatività e stile,
ma rappresentano un fondamentale strumento di personal branding, essenziali per affermare la propria identità nel
mondo online e, in parte, nel mondo offline.
Bibliografia
Bartezzaghi, S. (2004), Ingegni ed enigmi. Il gioco come meccanica
della lingua. E|C Online.
Bartezzaghi, S. (2017), Parole in gioco. Per una semiotica del gioco linguistico. Milano, Bompiani Overlook
Berger, J. (2013), Contagious: Why things catch on, Simon & Schuster, New York (trad. it. Contagioso. Perché un’idea e un prodotto hanno successo e si diffondono, Milano, Sperling & Kupfer
Jenkins, H., Ford, S. e Green, J. (2013), Spreadable Media: Creating Value and Meaning in a Networked Culture, New York University Press, New York (trad. it. I media tra condivisione, circolazione, partecipazione, Milano, Apogeo Education/ Maggioli Lolli, A. (2017), La guerra dei meme. Fenomenologia di uno scherzo infinito, Orbetello, effequ
Bartezzaghi, S. (2017), Parole in gioco. Per una semiotica del gioco linguistico. Milano, Bompiani Overlook
Berger, J. (2013), Contagious: Why things catch on, Simon & Schuster, New York (trad. it. Contagioso. Perché un’idea e un prodotto hanno successo e si diffondono, Milano, Sperling & Kupfer
Jenkins, H., Ford, S. e Green, J. (2013), Spreadable Media: Creating Value and Meaning in a Networked Culture, New York University Press, New York (trad. it. I media tra condivisione, circolazione, partecipazione, Milano, Apogeo Education/ Maggioli Lolli, A. (2017), La guerra dei meme. Fenomenologia di uno scherzo infinito, Orbetello, effequ
Commenti
Posta un commento