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MEME: ARCHIVIO INFINITO DI CREATIVITA’

Articolo di Benedetta Mordente In un momento storico in cui il patrimonio multimediale è il più vasto mai visto, creatività e personalizzazione rappresentano l’essenza stessa dei meme, per la possibilità che danno di rielaborare i significati un numero infinito di volte. Una prima definizione Il meme è la minima unità culturale capace di replicazione nei cervelli. È,ad esempio, una moda, uno stereotipo, un'immagine, che si propaga tra le persone attraverso la copia o l'imitazione mediante disseminazione e condivisione . Questa è almeno la definizione che troviamo su Wikipedia. Il primo ad utilizzare questo termine fu Richard Dawkins nel suo libro Il gene egoista (1974), intendendolo come l’unità base dell’evoluzione umana, così come il gene è l’unità base dell’evoluzione biologica. Chiaro è che con l’avvento di internet il termine ha cambiato significato, ma l’associazione non è sbagliata: così come il gene si diffonde attravers

Smart Life, utopia o distopia?

Articolo di Riccardo Greco 

Fonte: casadaborrachauba.com

Risulta evidente il forte legame che lega la tecnologia alla conoscenza. Se prima era impossibile immaginare uno sviluppo tecnologico che non avesse alle spalle delle forti basi scientifiche, adesso pare quasi impensabile un mondo in cui la conoscenza non sia fruibile proprio attraverso la tecnologia.
Non è un caso che la rapida diffusione dell’istruzione e dell’alfabetizzazione degli ultimi 50 anni coincida con il più grande e veloce progresso tecnologico della storia.
Eppure sempre più persone paiono preoccupate dalla progressiva intrusione delle tecnologie nella nostra vita quotidiana.
In un mondo in cui la maggior parte delle nostre azioni si svolge online, dagli acquisti alla ricerca di informazioni, dalle attività ludiche al rapporto con gli altri, non rischieremmo di perdere la nostra umanità? Quella che qualcuno definisce Anima?

E in un mondo in cui deroghiamo ad una rete virtuale il compito di conservare l’intero scibile umano, consultandolo solo qualora ci torni utile, possiamo ancora considerare la nostra conoscenza intatta? O la staremmo forse perdendo, ammucchiandola all’interno di polverosi server?
Ma soprattutto, se ci poniamo già adesso questi interrogativi, cosa dovremmo aspettarci tra qualche anno?
Si tratta di dubbi assolutamente legittimi, che l’uomo nel corso della sua storia si è sempre posto nei momenti di incertezza. L’etica ci chiede fin dove siamo disposti ad arrivare, ma la nostra risposta non dovrebbe farci spaventare. Seguendo le più recenti ricerche sull’argomento e analizzando alcuni casi studio, possiamo facilmente renderci conto di come i limiti etici e morali sullo sviluppo tecnologico siano ormai superati, e le previsioni future appaiano brillanti ed entusiasmanti.


L’internet delle Cose (IoT)

Fonte: expressvpn.com

Il termine IoT (Internet of Things) viene utilizzato per la prima volta da Kevin Ashton, ricercatore presso il MIT, ma del suo significato se ne parla già da diverso tempo. Si tratta di un neologismo utilizzato nelle telecomunicazioni, un termine nato dall’esigenza di dare un nome agli oggetti reali connessi ad internet. Ad esempio un frigorifero che ordina il latte quando viene terminato, o una casa che accende i riscaldamenti appena il padrone imbocca il vialetto. Questi sono esempi di IoT, ovvero di oggetti che, una volta collegati alla rete, permettono di unire mondo reale e virtuale. Il tutto per migliorare e semplificare le nostre vite, in mille modi diversi.
Nonostante queste ottime premesse, in molti sono preoccupati dal sopravvento tecnologico sulla nostra routine, lamentando una mancanza di privacy data dalla mole di dati che questi dispositivi elaborerebbero sui nostri usi e sulle nostre abitudini. Sì, perché affinché questi dispositivi siano connessi tra loro è necessario possedere enormi banche dati con informazioni incrociabili. Quello di cui non ci si rende conto è come dispositivi con questa tecnologia vengano già utilizzati abitualmente nella quotidianità. Da alcuni studi del Politecnico di Milano risulta come molti italiani, nonostante questo, non sappiano cosa sia realmente l’Internet delle Cose, tanto da spingere l’Osservatorio IoT del Politecnico stesso a riassume la situazione italiana che emerge dalle loro ricerche come: “Internet of Things: Smart Present o Smart Future?”. Un esempio di IoT sottovalutato? Il navigatore satellitare presente su tutti i nostri smartphone, che sfruttando la geolocalizzazione di questi dispositivi per riconosce il traffico degli orari di punta consigliandoci strade alternative. Proprio per questo l’Internet of Things è efficace e produttivo solo se ciascun sistema dialoga con gli altri, inviando dati. Ecco perché, per risolvere il tema della sicurezza delle informazioni, cresce l’interesse verso soluzioni di edge data collection. Si tratta di sistemi di raccolta dati in tempo reale, che rendono quest’ultimi inaccessibili ed inutilizzabili dopo pochi secondi. Insomma non sembra esistere problema creato dalla tecnologia che essa stessa non sia subito in grado di risolvere.


Legge dei ritorni accelerati

La “legge dei ritorni accelerati”, dall’omonimo saggio pubblicato nel 2001 dal saggista e informatico Raymond Kurzweil, cerca di rispondere alle domande che spesso la società si pone sulla piega che prenderà l’ormai inarrestabile avanzamento tecnologico. 
Secondo questa legge, ormai ampiamente confermata, il tasso di sviluppo tecnologico è identificabile come una funzione esponenziale e non lineare. Nell’ambito della tecnologia, quindi, ogni nuovo progresso rende possibili una serie di altri avanzamenti sempre più importanti. Questo porterà a sviluppare ogni anno un maggior numero di invenzioni e di scoperte rispetto all'anno precedente. L’informatica guiderà le nostre vite, ma non bisogna allarmarsi. Secondo Kevin Kelly, studioso di cultura digitale e cofondatore della rivista Wired, questo corrisponderà anche a un aumento del monitoraggio e della sorveglianza in campo informatico. Infatti, Intelligenze Artificiali e dispositivi sempre più avanzati daranno vita ad uno scenario in cui sorvegliati e sorveglianti interagiranno tra loro e si monitoreranno a vicenda, e il confine morale sarà garantito dalla totale trasparenza delle informazioni. Kelly rinomina questo innovativo sistema "Coveillance".
Dalla “legge sui ritorni accelerati” Kurzweil elabora la Teoria della singolarità GNR (Genetica, Nanotecnologia, Robot), secondo la quale il prossimo stadio dell'evoluzione umana consisterà nell'integrazione, all’interno del corpo umano, di elementi tecnologici, derivanti dalla ricerca nanotecnologica e robotica.
Questo è forse uno dei più grandi tabù che la scienza moderna cerca di abbattere. Stiamo davvero per varcare quel sottile confine che porta l’uomo a perdere la sua unicità divenendo un tutt’uno con le macchine? La risposta anche in questo caso è no. L’essere umano ha sempre avuto una naturale propensione al miglioramento e all’abbattimento dei propri limiti, per quanto grandi e discutibili potessero sembrare nel passato. In fondo “solo” qualche millennio fa il mondo a noi conosciuto non osava oltrepassare le Colonne d’Ercole, temendo per la propria incolumità. La tecnologia è solo il nuovo limite. Infatti, i progressi più importanti saranno operati nel campo della robotica e dell’automazione, ma è impensabile che i robot possano sostituire gli uomini. Svolgeranno invece le mansioni e i lavori meno sicuri, o che noi non saremmo altrimenti mai in grado di fare.
Nessun pericolo, insomma, che parti meccaniche possano sostituire le nostre peculiarità. Al contrario le valorizzeranno, implementandole con supporti tecnologici.

Brainternet



Non si può parlare di integrazione del corpo umano con nuovi elementi tecnologici, senza citare il grande passo in avanti fatto dai ricercatori dell’università di Wits a Johannesburg, nel campo dell’ingegneria biomedica. Secondo un comunicato pubblicato su Medical Express, per la prima volta in assoluto i ricercatori hanno escogitato un modo per connettere il cervello umano a Internet in tempo reale. Il progetto è stato soprannominato "Brainternet", e sostanzialmente trasforma il cervello in un nodo Internet of Things direttamente sul World Wide Web. «Brainternet cerca di semplificare la comprensione di una persona del proprio cervello e del cervello degli altri. Questo attraverso il monitoraggio continuo dell'attività cerebrale», spiega Pantanowitz, docente a capo del progetto. Secondo il professore, Brainternet può essere ulteriormente migliorato attraverso un algoritmo di apprendimento, quindi non è da escludere che in futuro possano esserci dati trasferiti in entrambe le direzioni: input e output per il cervello. Immaginate un mondo in cui le informazioni siano già lì nella nostra testa, pronte per accedervi. 
Il rischio di varcare il confine tra uomo e macchina? Pressoché inesistente. I ricercatori affermano con sicurezza che la natura stessa del collegamento, da una parte digitale e dall’altra biologico, non inficerà in nessun modo il nostro organismo o la nostra conoscenza ma si limiterà semplicemente a cambiare le nostre abitudini.

Smart Cities


Fonte: tdblog.it
Ciò che porterà veramente al cambiamento più netto sulle nostre abitudini sarà sempre il luogo in cui viviamo. E perché non farlo evolvere insieme a noi, portando l’IoT ad un nuovo livello di interconnessione globale? È il caso delle Smart Cities. Il primo passo perché ciò avvenga è lo sviluppo di dati mobili più veloci e affidabili attraverso il 5G. Prima sono stati citati alcuni modi in cui la tecnologia potrebbe migliorare le nostre case, ma come potrebbe trasformare le nostre città? Il concetto di Smart City è il culmine logico dell'Internet of Things. Ad esempio, in una città intelligente, le automobili sarebbero in grado di comunicare con gli smartphone dei pedoni, così come coi semafori e altre auto, per anticipare le condizioni del traffico e persino evitare collisioni. In una città intelligente, le automobili potrebbero inviare dati all'illuminazione stradale dell'area che stanno attraversando così che solo le strade usate attivamente siano illuminate, risparmiando energia e mantenendo al sicuro i conducenti.
Un’evoluzione netta insomma, ma che non comporterà la perdita delle città così come le conosciamo. Queste verranno solo migliorate per operare in modo molto più efficiente, pulito e sicuro. In una città dominata da collegamenti istantanei tra software avanzati ci si potrebbe aspettare che le interazioni umane, da sempre chiave per lo sviluppo e la condivisione di conoscenza, siano ridotte al minimo. Niente di più sbagliato. Secondo le aziende At&T e Ericsson, alla guida della distribuzione del 5G sul territorio americano, questo permetterà alle persone di affinare ancor di più il modo in cui sfruttano la tecnologia per comunicare tra loro, incrementandone le interazioni.

Il futuro non è mai stato così vicino



La tecnologia, complice lo straordinario sviluppo che sembra accompagnarla in questi anni, sta assumendo un ruolo sempre più importante all’interno della nostra società: nella politica, nei rapporti interpersonali, nelle nostre scelte e in tanti altri modi. Ma si può considerare davvero un problema? Non più. Perché i nuovi trend digitali mostrano come obiettivi primari l’incremento della privacy dell’individuo a fronte di servizi sempre più accurati e personalizzati e una crescente sicurezza grazie alle nuove Intelligenze Artificiali. Altro tema scottante è quello del modo in cui la tecnologia intaccherà la nostra conoscenza nell’immediato futuro. Ma le ricerche dell’università di Wits unite alle largamente apprezzate teorie di Raymond Kurzweil dimostrano come la conoscenza non potrà mai essere a rischio, ma attraverserà semplicemente un lento processo di evoluzione, e noi con lei. Quindi perché porsi limiti etici quando sarà la stessa scienza a farlo al nostro posto?


Abbiamo già visto che tecnologia e conoscenza sono due realtà fortemente interconnesse. A questo punto risulta evidente come col tempo quest’ultime finiranno per assumere l’una le sembianze dell’altra, fino a divenire una sola cosa.
Sarà allora che si potrà parlare finalmente di un futuro nuovo e pieno di possibilità, basato sulla condivisione intelligente di informazioni. Un futuro in cui la conoscenza sarà alla base di tutto, diventando finalmente l’unica vera regola da seguire.




Bibliografia

Adriano Fabris, 2018, Etica per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, Carocci Editore, Roma;

David Weinberger, 2012, La stanza intelligente, la conoscenza come proprietà della rete, Codice, Torino;

Jim Chase, 2013, The evolution of the Internet of Things, Texas Instruments, Texas;

Mark O’Connel, 2018, Essere una macchina. Un viaggio attraverso cyborg, utopisti, hacker e futurologi per risolvere il modesto problema della morte, Adelphi, Milano;

Ray Kurzweil, 2001, The age of spiritual machines, Viking Press, New York;

Ray Kurzweil, 2010, The singularity is near, Gerald Duckworth & Co, Londra;

Sitografia

Jon Mundy, 2018, 5G in the Smart City [consultato il 19/01/19] 

Glenn Laxdal, 2016, 5G cellular evolution and smart cities [consultato il 19/01/19] 

Wits University, 2017, Biomedical engineers connecting a human brain to the internet in real time [consultato il 19/01/19

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