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MEME: ARCHIVIO INFINITO DI CREATIVITA’

Articolo di Benedetta Mordente In un momento storico in cui il patrimonio multimediale è il più vasto mai visto, creatività e personalizzazione rappresentano l’essenza stessa dei meme, per la possibilità che danno di rielaborare i significati un numero infinito di volte. Una prima definizione Il meme è la minima unità culturale capace di replicazione nei cervelli. È,ad esempio, una moda, uno stereotipo, un'immagine, che si propaga tra le persone attraverso la copia o l'imitazione mediante disseminazione e condivisione . Questa è almeno la definizione che troviamo su Wikipedia. Il primo ad utilizzare questo termine fu Richard Dawkins nel suo libro Il gene egoista (1974), intendendolo come l’unità base dell’evoluzione umana, così come il gene è l’unità base dell’evoluzione biologica. Chiaro è che con l’avvento di internet il termine ha cambiato significato, ma l’associazione non è sbagliata: così come il gene si diffonde attravers

Politica sul web: il rischio è dietro il social?

Articolo di Antonio David Sinopoli

La politica non poteva non fare la sua apparizione sui media digitali; questa infatti va dove può trovare gente per comunicare messaggi e fare propaganda. Secondo Riccardo Luna quella del 2013 è stata la prima campagna elettorale social della nostra storia (Luna 2013). Basti pensare che in quell’anno gli utenti Facebook in Italia erano circa 25 milioni, quindi come non poter approfittare di questa moltitudine di possibili elettori tutti concentrati nelle piattaforme social? Anche perché quelli sono luoghi dove l’opinione pubblica si esprime, facendo trasparire umori, pensieri e soprattutto - in maniera più o meno consapevole - numeri e dati. I social media sono quindi miniere d’oro per la raccolta d’informazioni.

Lo studio del rapporto tra social media e politica comporta molte domande, dato che questo rapporto è da considerarsi abbastanza recente: i politici hanno cominciato ad usare le piattaforme social non più di 15 anni fa cioè da quando i social media hanno fatto la loro comparsa. Ma in che modo la politica ha adattato il proprio modo di comunicare alle logiche dei social? Possono queste piattaforme essere adatte per i messaggi politici? Quali possono essere i rischi di questa relazione?
Nuovo e molto vasto, lo studio e l'analisi di questo rapporto va toccando numerose discipline che si stanno confrontando nuovamente, applicando chiavi di letture diverse rispetto a quelle utilizzate nello studio della cosiddetta vita “offline”. Questo ovviamente non può essere esposto in poche pagine, ed è con grande riguardo quindi che vedremo alcune delle peculiarità di questo rapporto.


Una diversa maniera di relazionarsi

Anzitutto possiamo dire che la comunicazione politica sui social media ha come obiettivo ultimo la ricerca del rapporto diretto con le persone, cercando di rivolgersi proprio al singolo utente, creando una tendenza alla personalizzazione della politica. Questa viene fatta in primis facendo parlare i personaggi politici e i leader direttamente dai propri account personali e non da quelli dei singoli partiti, rendendo così la comunicazione semplice e diretta. Tale personalizzazione permette in oltre il confronto diretto tra i vari personaggi politici piuttosto che mettere avanti programmi e diverse ideologie, presentando tra l’altro un nuovo tipo di mise en scène della politica (Bentivegna 2014).

Oltre a ciò, quando sulle varie piattaforme social la popolarizzazione della politica (Mazzoleni, Sfardini 2009) si accentua sempre più, e i leader politici godono della stessa attenzione riservata alle celebrities del mondo dello spettacolo (Mazzoleni, Ciaglia 2013), «le vicende personali diventano un buon mezzo per dare di sé un'immagine più vicina agli elettori, con i quali mostrare di condividere non solo un programma politico-elettorale, ma anche esperienze di vita quotidiana» (Bentivegna 2014). La pubblicazione di post e tweet che mostrino scrivanie piene di carte, foto di varie pietanze passando al selfie all’interno del locale dove si sta mangiando, delle partite di calcetto o ancora di gattini e cuccioli vari permettono di mostrarsi al di fuori della classica immagine istituzionale, presentando il lato intimo e privato della propria vita agli occhi dei cittadini, potendo anche avere un riscontro mediatico di questo comportamento e/o queste pubblicazioni - sia in bene che in male - perfino sui media tradizionali (Bentivegna 2014). «Il risultato di questa intimità esibita presso gli elettori è una questione complessa sulla quale la ricerca empirica è ancora carente» (Bentivegna 2014).

A questo punto sussiste un altro fatto fondamentale: se la politica si rivolge direttamente all’elettorato, i messaggi, le notizie e le informazioni non saranno più messe in relazione da mediatori, come ad esempio giornalisti o esperti. In questo contesto si può parlare di disintermediazione della comunicazione:

«Individuati come fondamentali sin dalle prime riflessioni sulle caratteristiche della rete, i processi di disintermediazione consentono di stabilire rapporti diretti, non mediati tra individui. Nell'ambito politico, tale opportunità è stata spesso presentata come in grado di consentire un recupero dei rapporti diretti tra esponenti politici e cittadini permettendo di realizzare quella Direct Representation di cui parla Stephen Coleman (2005). Ciò perché l'eliminazione del filtro giornalistico e della logica mediale è stata letta come un'occasione d'oro per attivare nuove e dirette forme di comunicazioni, tese a rinsaldare i rapporti diventi sempre più logori e insoddisfacenti. Purtroppo, i nuovi spazi comunicativi disponibili non sono stati occupati per sperimentare nuove forme e occasioni comunicative con i cittadini ma per ragioni strategiche di tutt'altra natura, come disporre di un canale pubblicitario privato (Lassen Brown 2010) al quale affidare dichiarazioni e prese di parola nonché annunci di eventi» (Bentivegna 2014).

La diffusione del messaggio

La tecnologia digitale permette di disporre di numerosi strumenti e modi di divulgazione dei messaggi. Anche qui, non potendo presentarli tutti, andremo ad esporne soltanto alcuni particolarmente rilevanti.
Lo sfoggio di prestazioni e popolarità in politica rimarranno presenti in ogni caso e situazione, a maggior ragione sulle piattaforme social. Di fatto, le tecnologie digitali permettono di disporre del cosiddetto “nuovo petrolio”, ovvero dei dati numerici, che spesso vengono presentati come sinonimo di verità e prova del consenso in una specie di “horse race” (Bentivegna 2014) tra vari candidati o esponenti politici. Si tratta di pubblicare ad esempio i dati relativi al numero di like ricevuti, condivisioni e quantità di engagement prodotto. Quest'ultimo, tra le altre cose, è proprio quello che serve per avere la massima diffusione dei messaggi nei social media. Creare il maggior engagement possibile - magari forte e costante nel tempo -  è uno dei cardini per una buona strategia politica. Per engagement si intende in quale misura il politico riesce a coinvolgere gli utenti rispetto alla sua pubblicazione. Questo avviene ad esempio commentando e mettendo like ai post, condividendo foto e video, assistendo alle dirette Facebook, usando gli hashtag, retwittando eccetera...

Mirare più alla quantità dei post come un tipo di clickbait? O forse alla qualità? O magari entrambe le cose? Queste poi sono scelte strategiche sviluppate spesso dai social media manager. L’importante è avere un sempre più alto livello di presenza e visibilità, soprattutto in periodi di campagna elettorale come in questo momento con le elezioni europee di maggio. Tutto ciò che è lecito viene utilizzato, come anche la gamification, dove lo scopo è “quello di aggiungere in un contesto non ludico un elemento di partecipazione attiva ed emotiva del tutto simile a quella che si sviluppa naturalmente nell’attività di gioco” (Lutrario).

Un'altra cosa che può permettere una diffusione non indifferente è la capacità di usare strumenti quali i bot via le botnet.
In breve, la parola bot è l’abbreviazione di “robot” ed è un programma che può fare determinate azioni impostate automaticamente, come ad esempio mandare messaggi automatici. Tramite un bot quindi è possibile diffondere (nel nostro caso) post, tweet eccetera in maniera automatica.
Una Botnet è una rete di account (nel caso dei social media) dove i proprietari di questi, dando il loro consenso, permettono ad un botmaster, che gestisce la botnet, di usare il proprio account social per diffondere post o tweet in maniera automatica senza che il detentore dell’account debba fare alcunché. Quindi si può diffondere un contenuto centinaia, migliaia di volte - sempre in base a quanti danno il consenso - senza che nessuna persona reale effettui concretamente la condivisione.

Non c’è niente di illegale in questo tipo di utilizzo della tecnologia. Il fatto è che quando un politico usa la carta dei numeri e dei dati, risulta difficile sapere se la scalata nei trend topic o i dati relativi all’engagement siano effettivamente risultati di partecipazione e coinvolgimento da parte degli utenti, oppure siano prodotti da questi bot.

Le possibili conseguenze: camere dell'eco e polarizzazione dei dibattiti.

Possiamo continuare dicendo che in effetti ci sono alcuni rischi quando si parla di fare propaganda nei social, sia per la loro natura sia per il comportamento degli utenti, politici e non. Uno di questi rischi è quello di rimanere chiusi nelle cosiddette eco chambers.

«sono quei contesti e quelle condizioni che, sui media, portano alla creazione di uno stato di isolamento ideologico degli individui. [ ] Infatti, circolerebbero per lo più notizie e fonti con una natura confermativa appunto delle posizioni politiche religiose. [ ] Gli individui sono più propensi a manifestare le proprie idee se sanno di poterlo fare tra simili, tra persone cioè con cui condividono opinioni, tendenze di voto, credi, ecc. C’entra, semplificando all’osso, soprattutto un bisogno d’appartenenza. In qualche caso, però, questi stessi individui non solo sono più predisposti a condividere le proprie idee, ma hanno meno remore a farlo con toni accesi e virando verso le posizioni più estreme, proprio perché sanno di godere di un certo sostegno» (insidemarketing.it 2019).

Dunque sono contesti che non permettono di vedere altro, con il rischio quindi della polarizzazione dei dibattiti e un crescente distacco dalla realtà. 
Questo può avvenire nei social anche con la politica:

«E questo naturalmente genera dei fenomeni distorsivi della realtà che sono cavalcati da chi si occupa di comunicazione politica. Tutta la campagna elettorale si basa su elementi che hanno una dimensione di distanza dalla realtà fattuale sempre più alta. Quindi ognuno si sente legittimato a dire qualsiasi cosa, abbastanza certo che non ci sarà mai un reale confronto. [ ] Oggi stiamo vedendo quello che davvero, per come sono strutturati, [i social] consentono di fare. Il che vuol dire campagne elettorali avvitate su messaggi molto semplici e ripetitivi, basati spesso su una dimensione che viene definita 'memetica', ossia una dimensione di complessità che deve necessariamente essere conclusa in 30 secondi, nello spazio di un tweet o del tempo che un utente è disponibile a guardare un video su Facebook, piuttosto che su un altro media». (Epifani 2018)

Oltre ciò, questo tipo di situazione è terreno fertile per le fake news, perché qualsiasi notizia - vera o falsa che sia – “entrerà” nella camera dell’eco dando per scontato che sia vera soltanto perché andrebbe a confermare le nostre credenze, che non sempre rispecchiano la realtà dei fatti. Questo fenomeno va di pari passo con un altro, quello della post verità, una condizione secondo cui, in una discussione relativa a un fatto o una notizia, la verità viene considerata una questione di secondaria importanza.

«Il vero driver che spinge alla selezione delle notizie è il pregiudizio di conferma (confirmation bias) ovvero la ricerca non della verità, ma di notizie che confermano la nostra interpretazione della realtà» (Perugini  2017).

Come citato sopra, Il rischio è che politici con poco senso dell’etica, scarsa mortalità e mancanza di scrupoli possano trarre convenienza dalle eco chambers e dalle loro conseguenze.

Conclusioni

Di sicuro non vogliamo definire la relazione tra politica e social come assolutamente negativa. Tra l'altro la scissione tra questi risulterebbe oramai impossibile.
Noam Chomsky, linguista e filosofo americano, suggerisce di stare attenti a come vengono utilizzate queste nuove tecnologie digitali, perché “possono essere un bene, allargando in nostri orizzonti, così come un male”. (Wired 2014)
L’universo internet con le sue formazioni di galassie è una tecnologia molto potente a disposizioni di tutti coloro che navigano al suo interno. La rete è fatta di persone, e quindi da tutte le possibili forme di comportamento, idee e punti di vista, e questo avviene in maniera analoga nei social media.

Si è parlato di costituzione e diritti in internet all'Internet Governance Forum in Brasile nel 2015, ed è stata approvata una carta dei diritti della rete in Italia e in Francia nello stesso anno. Di questo ne aveva parlato sia Stefano Rodotà che Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web.
Diritti e comunque anche doveri sono necessari, il problema sta nel riuscire a farli rispettare. Dovrebbero essere quindi le persone ad autoregolamentarsi in un senso di responsabilità, senso civico e di rispetto reciproco in una realtà ormai non più divisibile da quella offline. Quello che siamo lo siamo anche su internet, con facce nomi e cognomi, cosa di cui molti non si sono ancora resi conto.
È necessario che si crei un senso di responsabilità e di senso civico che coinvolga i primis i politici - dando un esempio di integrità in quanto rappresentanti delle istituzioni – investendo poi coloro che fanno business, gli influencer e tutti coloro che cavalcano le onde del web.




BIBLIOGRAFIA

Bentivegna S. (2014) «La politica in 140 caratteri. Twitter e spazio pubblico» a cura di Franco Angeli Ed. Milano

SITOGRAFIA 

Diego Giuliani, euronews.com, 26 febbraio 2018, - Social media e politica: la campagna dei "like" https://it.euronews.com/2018/02/26/social-media-e-politica-la-campagna-dei-like-

Simone Valesini, wired.it, 24 gennaio 2014 - Chomsky, linguista e politologo: “I rischi dei nuovi media? Una sola visione del mondo” https://www.wired.it/play/cultura/2014/01/24/politica-linguaggio-chomsky-festival-scienze/

Simona casalini, repubblica.it, 15 febbraio 2018, Politici e social, le emozioni che non ti aspetti: cosa si nasconde nei post dei leader https://www.repubblica.it/politica/2018/02/15/news/politici_e_social_chi_e_piu_populista_ed_emozionale_ecco_il_termometro_della_comunicazione_in_rete-188684289/

Martina Carone, Giovanni Diamanti, Andrea Maccagno, espresso.repubblica.it, 18 maggio 2018 - Farsi dettare la linea politica da Facebook è una pessima idea http://espresso.repubblica.it/palazzo/2018/05/04/news/il-pericolo-di-farsi-dettare-la-linea-politica-da-facebook-1.321462

Emanuele perugini, agi.it, 6 marzo 2017 - Il problema principale dei dibattiti sui social? La polarizzazione delle opinioni https://www.agi.it/innovazione/galassia_gutenberg_nebulosa_zuckerberg_notizie_online-1556454/news/2017-03-06/

Charlotte Matteini, fanpage.it, 26 gennaio 2018 - Salvini ci ricasca: torna di nuovo la rete di bot che diffonde automaticamente i suoi tweet https://www.fanpage.it/salvini-ci-ricasca-torna-di-nuovo-la-rete-di-bot-che-diffonde-automaticamente-i-suoi-tweet/

Sonia Montegiove, techeconomy.it, 22 gennaio 2019 - Social Network quanto mi piaci! Ma quanto mi usi? https://www.techeconomy.it/2019/01/22/social-network-quanto-mi-piaci-ma-quanto-mi-usi/

Valentina Spotti, giornalettismo.com, 17 novembre 2015,  - Matteo Salvini e la “botnet” per #alfanodimettiti: quello che c’è da sapere https://www.giornalettismo.com/archives/1947493/matteo-salvini-twitter-bot

David Puente, davidpuente.it, 24 gennaio 2018 - Così funziona la propaganda politica a colpi di bot su TwitterI tweet automatici della Lega Nord su Twitter: “Un Matteo #Salvini STREPITOSO su LA7! Siete d’accordo?" https://www.davidpuente.it/blog/2018/01/24/tweet-automatici-della-lega-nord-su-twitter-un-matteo-salvini-strepitoso-su-la7-siete-daccordo/

Carola Frediani, lastampa.it, 22 febbraio 2017 - Così funziona la propaganda politica a colpi di bot su Twitter https://www.lastampa.it/2017/02/22/esteri/cos-funziona-la-propaganda-politica-a-colpi-di-bot-su-twitter-RPus61i05CcRaJL6TjAp2J/pagina.html

Francesco Lutrario, gamificationlab.net - Manifesto https://www.gamificationlab.net/manifesto/

Ilaria Capriglione, ninjamarketing.it , 15 novembre 2016 - Clickbait ed echo chambers: i fenomeni social che influenzano l’opinione pubblica https://www.ninjamarketing.it/2016/11/15/clickbait-ed-echo-chambers-fenomeni-social-influenzano-lopinione-pubblica/

insidemarketing.it, 15 dicembre 2018 - Echo chamber definizione https://www.insidemarketing.it/glossario-marketing-comunicazione/echo-chamber/

today.it 12 marzo 2014 - Inventore del World Wide Web: serve una Costituzione per Internet http://www.today.it/tech/costituzione-internet.html

Arturo Di Corinto, Repubblica.it, 28 luglio 2015 - Internet, ecco la Carta dei diritti e dei doveri della rete https://www.repubblica.it/tecnologia/sicurezza/2015/07/28/news/internet_ecco_la_carta_dei_diritti_e_dei_doveri_della_rete-119963206/

João Pessoa, ermes.unina.it 9/13 novembre 2015 - Diritti in Internet, le «Dichiarazioni» non bastano
http://www.ermes.unina.it/index.php/it/eventi/51-c-e-un-futuro-dopo-l-internet-governance-forum


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