Articolo di Giorgia Veraldi
L'avvento di Internet negli anni
'60 ha fatto si che il computer diventasse un mezzo di comunicazione di massa,
la cui problematica principale è da riscontrare nella capacità di condivisione
e diffusione dell'informazione.
La nascita del Web 2.0, termine
utilizzato per la prima volta nel 2004 da O' Reilly Media, ha aperto la strada
a nuove opportunità dando in primo luogo all'utente la possibilità di diventare
creatore di contenuti. Quella che
definiamo informazione digitale se da un lato porta con sé determinati vantaggi
come una maggiore facilità di memorizzazione e una trasmissione fedele dei
dati, allo stesso tempo porta a quello che potremmo definire un sovraccarico
comunicativo che lo studioso Anolli (2010) definisce come smog da dati. Proprio
secondo quest'ultimo, nel momento in cui l'informazione supera una certa
soglia, non contribuisce più a migliorare la nostra vita ma, anzi, la peggiora
in quanto richiede uno sforzo cognitivo maggiore per selezionare ciò che realmente
è utile da ciò che non lo è. Seguendo tale logica, non possiamo che citare la
ricerca condotta negli USA dall'Università di Stanford. Secondo questo studio,
circa l'82% dei liceali non è in grado di riuscire a valutare l'autenticità del
contenuto informativo pervenuto su internet e non è in grado di valutare
l'importanza della notizia in base all'autorevolezza della fonte quanto
piuttosto in base alla capacità di un contenuto di ricevere like ed essere
condiviso. L'informazione dunque attraverso internet viaggia molto più
velocemente attraverso il processo di condivisione legato agli utenti, in grado
di fa rimbalzare la notizia anche su canali mediali come quelli tradizionali.
Ci troviamo perciò nell'epoca di quella che definiamo post-truth, termine coniato
nel 2016 dall'Oxford Dictionaries per indicare una condizione sociale dove
l'informazione è caratterizzata da «un'inedita velocità di propagazione che la
distribuisce a ondate virali e tra gruppi di appartenenza tra loro opposti che
rilanciano continue contro-informazioni e smentite reciproche […]» (Grignolio,
2017, p. 78-79). Tutto ciò è ancora più vero se lo pensiamo in ambito medico.
In particolar modo, la capacità di reperire facilmente informazioni ha portato
l'utente/paziente a diventare una sorta di partner nei confronti del medico, in
grado – attraverso l'utilizzo di quello che è definito cyberspazio – di
conoscere tutto o quasi sulla propria condizione di malattia. Il paziente,
dunque, nell'affrontare un problema di salute, ancor prima di contattare il
medico compie una sorta di auto-diagnosi affidandosi ai contenuti reperiti
attraverso il web, ricercati spesso su piattaforme non ufficiali come ad
esempio i Wiki, i Blog, i Forum ma sopratutto i Social network sites in grado
di diffondere velocemente le notizie e di farle rimbalzare attraverso la
condivisione da parte della propria rete di amicizie. Il sovraccarico di
informazioni porta con sé alcune insidie come la nascita della Cybercondria
(Ruberto, 2011), una nuova forma di ansia e di ipocondria generata dalla
ricerca spasmodica di informazioni e la prolificazione e diffusione di
fake-news. Secondo una ricerca del Censis del 2017 solo in Italia sono stati
oltre 15 milioni gli italiani che hanno utilizzato il web per ricercare
informazioni in caso di piccoli disturbi e, di questi, circa 9 milioni sono
rimasti vittime di bufale. Fra quest’ultime persone, la situazione più critica
riguarda la prolificazione di oltre 175 bufale su possibili cure alternative e
oltre 160 notizie false sulle cause del cancro. È a tal proposito che gli
oncologi lanciano l'allarme mettendo in guardia da terapie che non fanno altro
che giocare con la vita del paziente facendo leva su paure ed aspettative.
Ma cosa porta il paziente a
cercare informazioni sul web e ad affidarsi alle cure della medicina
alternativa?
Tra le cause più comuni vi è
l'incapacità da parte di medici ed operatori sanitari di provare empatia nei
confronti del paziente, di ignorare le sue domande e di utilizzare un
linguaggio troppo specialistico e poco comprensibile; ma la sfiducia è data
anche dagli innumerevoli episodi di malasanità che ogni giorno vengono
enfatizzati dai canali mediali. A questi va poi aggiunta la paura nel caso di
malattie mortali di affidarsi a terapie farmacologiche come la chemio. Nel libro Balle mortali, Burioni (2018),
riportando le parole di Giulio Cesare, afferma: «fere libenter homines id quod
volunt credunt» cioè «gli uomini hanno la capacità di credere volentieri in ciò
che desiderano» (p. 14). Questa frase ci riporta ad un problema largamente
studiato dalla psicologia che è quello dei bias, cioè distorsioni attuate
dall'uomo per preservare il proprio sistema di credenze. L'individuo mostra di
essere incline a perseguire i bias di conferma e i bias di ritorno di fiamma (Quattrociocchi,
2017). Il primo indica la capacità di ricercare e selezionare ciò che conferma
le proprie convinzioni mentre il secondo si riferisce alla capacità di
rafforzare la propria visione in relazione a notizie “correttive” che vogliono
smentire le inesattezze e falsità. Tali distorsioni, se torniamo al discorso
sulle terapie farmacologiche, si possono applicare se pensiamo alle credenze
diffusesi attorno alla chemio che ritengono che faccia più male che bene in
quanto, proprio per la sua azione mirata, oltre a colpire le cellule malate
spesso può uccidere anche quelle sane provocando effetti collaterali. In questo
caso ciò di cui non si tiene conto è l'uso effettivo della terapia utilizzata
non tanto per favorire l'effettiva guarigione, quanto per aumentare il tempo di
sopravvivenza del paziente. Ed è proprio su questo punto che giocano molti
autori di blog come "MACRO LIBRARSI", che approfitta dell'errata
interpretazione dei dati ufficiali forniti dalla ricerca per affermare come vi
sia stato un “tradimento della medicina in nome del profitto". Come questo
blog, sono tantissimi poi i siti che consigliano l'uso di terapie alternative
come quella omeopatica, il metodo di Bella e il metodo Hamer.
Il metodo Hamer
Viene introdotto da Geerd Hamer
all'indomani dalla morte del figlio Dirk e dopo che gli venne diagnosticato,
nel 1979, un tumore ai testicoli. Secondo la sua teoria, la malattia fu una
conseguenza legata al dolore patito per l'amato figlio. A tal proposito egli
afferma:
«subii con questo evento scioccante un
conflitto biologico, un cosiddetto conflitto di perdita con cancro ai
testicoli. […] Questo cancro ai testicoli probabilmente aveva a che fare con la
morte di mio figlio».
Da queste intuizioni nasce la
teoria della Nuova Medicina Germanica (NMG), la cui idea di base sta nel
credere che l'origine di tutte le malattie sia da ricercare in uno shock che
causerebbe una risposta da parte dell'organismo. Al momento della sua
intuizione, comincia a gettare le basi per quelle che lui definisce le cinque
leggi biologiche, cuore pulsante del suo nuovo modo di concepire la medicina.
Dopo aver ricevuto in sogno il figlio Dirk, decide di mettere nero su bianco la
sua visione nel libro Testamento per una Nuova Medicina. Nel 1982 la sua tesi
viene respinta all'unanimità con 150 voti contrari dall' università di Tubinga,
ma ciò non lo distoglie dal suo percorso e nello stesso anno comincia a curare
i pazienti utilizzando unicamente la sua nuova cura. Da questo momento in poi,
Hamer comincia ad attirare – positivamente – l'attenzione della stampa e della
televisione. In una celebre intervista televisiva arriva ad affermare:
«il cancro esiste, ma è una cosa
positiva. Non è cattivo, non è maligno. […] Non si deve fare la chemio, è
sbagliatissimo. La chemio ha una mortalità del 98%. […] Io non do niente di
niente, assolutamente nulla. Guardi gli israeliani, nel 99% dei casi
guariscono, senza fare chemio e morfina».
Nonostante la sua morte, negli
anni intorno a lui si forma una ricca schiera di adepti, ciarlatani senza
alcuno scrupolo che diffondono informazioni errate attraverso l'utilizzo dei
mezzi di comunicazione come i social. Fra i volti più noti possiamo ricordare
Eleonora Brigliadori. La showgirl nel 2016 dichiarò sia in televisione che
attraverso il proprio profilo Facebook di aver sconfitto il tumore al seno
seguendo il metodo di autodiagnosi proposto da Hamer. Tramite il social, la
Brigliadori si scaglia con rabbia contro la medicina tradizionale e l'uso della
chemioterapia; consiglia di curare il cancro attraverso la ricerca della
felicità e di non rivolgersi al medico neanche per la prima diagnosi. Per
quanto riguarda il tumore al seno, oltre alla ricerca interiore della causa e
quindi a sua volta del benessere, consiglia l'uso della fitolacca, pomata
omeopatica impiegata contro le infiammazioni ghiandolari. Si appella alla vera
scienza ma parla di fantascienza perché per lei non curare i malati attraverso
la cura dello spirito fa parte del grande complotto messo in atto dalle case
farmaceutiche.
Diffusione delle notizie relative
alla Nuova Medicina Germanica
Come abbiamo più volte ripetuto,
oggi, ogni singolo individuo ha la possibilità di consultare la rete per
ricercare informazioni circa la propria salute, ed è proprio sul web e sui
social network sites che possiamo trovare migliaia di contenuti messi a
disposizioni da ciarlatani che ingannano il paziente in nome del dio denaro.
Dobbiamo partire però dal presupposto che ciò che spinge l'utente fra le
braccia del truffatore è soprattutto il sentimento di paura ed il sapere che se
in caso di determinate malattie la medicina tradizionale non è in grado di dare
risposte certe, al contrario in questo mondo ci sarà sempre qualcuno pronto a
poggiare una mano sulla tua spalla e a infondere speranza raccontando di
prodigi miracolosi. Nel caso di Hamer,
come spiega lo stesso Walter Quatrociocchi, egli non fa altro che fornire una
speranza a chi non ne ha più. Per quanto riguarda la diffusione delle notizie
relative al metodo alternativo di cura sappiano che, nonostante molte delle
associazioni e dei siti nati in nome della NMG siano ormai stati chiusi, vi è
un mondo sotterraneo che si sviluppa sui vari gruppi Facebook. I nuovi seguaci
non propinano più un'alternativa alla medicina tradizionale ma una medicina
integrativa alle cure scientifiche in grado di fare ancora più danni. Si
presentano come gruppi diagnostici, spiegano al paziente il perché di quella
malattia e si "limitano" a portare la persona a scegliere fra la
chemioterapia o il loro percorso di comprensione. Questo li porta a sfuggire da
ogni tipo responsabilità, «ti mettono in mano la pistola con la quale farai da
solo. E la chiamano scelta» (D'Amato, 2017, p. 677). Ciò che ancora più spaventa è che tali gruppi
diventano delle comunità basate sul perseguimento di uno scopo comune in grado
di generare un patto di fiducia fra gli individui. In Italia, gli hameriani
continuano ad esistere e a sopravvivere perché legati all'idea di essere
perseguitati, in quanto portatori di verità, da quelli che definiscono i poteri
forti. Sui vari gruppi social e sui vari forum, si leggono i racconti di
presunte guarigioni in grado di infondere speranza mentre i membri dispensano
consigli ai malati o diventano a loro volta medici ricercando la causa di una
data malattia. Si appellano con forza al Testamento lasciato da Hamer e ne
rivendicano la veridicità e l'autorevolezza. I "gruppi di studio",
come amano definirsi, discutono circa il "benessere psicofisico"
riunendosi in tutta Italia previa iscrizione all'associazione e versamento su
conto bancario. Il denaro raccolto viene utilizzato come "tesoretto"
destinato agli incontri locali, che risulteranno a pagamento, così come le
partecipazioni alle conferenze, anche agli stessi tesserati. Su Facebook quindi
non solo si troveranno informazioni e consulenze ma si potrà prendere
conoscenza di tutti quegli eventi che includono una sorta di formazione
professionale alle 5LB (5 leggi biologiche) che spesso e volentieri sono tenute
Mark Pfister, ex pranoterapeuta senza alcuna formazione medica, amico di Hamer
e responsabile di numerose morti. Sulla pagina Facebook "Formazione
Professionale 5LB-SBLI Italia" inoltre si fa riferimento ad una formazione
dedicata ai professionisti della salute e agli utenti che desiderano diventare
attivi nella gestione della propria salute e la possibilità di poter ottenere
50 ECM (crediti che professionisti sanitari devono accumulare entro un
determinato periodo di tempo per migliorare le proprie competenze) già alla
fine del primo anno di corso. Il problema maggiore è che il corso, come
sottolineato anche sul sito, è accessibile a tutti e permetterebbe dunque nella
teoria di far diventare professionista chiunque.
Possibili soluzioni
Non possiamo censurare i
contenuti della rete, ma per quanto riguarda i vari social è necessario dotarli
di una coscienza etica e di operare una sorta di filtraggio dei contenuti da
parte di autorità terze. Il compito delle autorità terze dovrebbe essere
seguito da un processo di trasparenza in grado di mostrare il meccanismo che ha
portato ad una data decisione. A questo andrebbe poi aggiunto il processo di
alfabetizzazione all'informazione da affidare alle scuole e da iniziare ad
attuare già in tenera età. Infine, è fondamentale provare a riattivare quel
meccanismo di fiducia che esisteva un tempo fra medico e paziente. Non basta
più tenere conferenze ed invitare medici a discutere dei prodigi della medicina
ma è necessario instaurare un rapporto di fiducia con l'utente in rete; la voce
della scienza «deve essere percepita come una voce affidabile, priva di
condizionamenti, disinteressata: ma soprattutto appassionata e convincente».
(Burioni p 311)
Bibliografia
Roberto Burioni (2018), Balle mortali. Meglio vivere con la scienza che morire coi ciarlatani, Rizzoli editore, Roma.
Ilario D’Amato (2017), Dossier Hamer. Inchiesta su una tragica premessa di cura contro il cancro, Mondadori, Milano.
Giuseppe Riva (2016), I social network, Il Mulino, Bologna.
Maria Giovanna Ruberto (2011), La medicina ai tempi del web, FrancoAngeli, Milano.
Luigi Anolli (2010), Prima lezione di psicologia della comunicazione, Editore Laterza, Bari.
Andrea Grignolio, Post-verità, vaccini, democrazia, in "the future of science and ethics", Vol.2, N.1, 77-88, Giugno 2017.
Walter Quattrociocchi, Di fake-news, big data e narrazioni, in "the future of science and ethics", Vol.2, N.1, 91-95
Mariella Immacolato et al., Comunicazione, informazione sanitaria e tutela del diritto alla salute, in notizie di POLITEIA, N. 97, 24-34.
Sitografia
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