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MEME: ARCHIVIO INFINITO DI CREATIVITA’

Articolo di Benedetta Mordente In un momento storico in cui il patrimonio multimediale è il più vasto mai visto, creatività e personalizzazione rappresentano l’essenza stessa dei meme, per la possibilità che danno di rielaborare i significati un numero infinito di volte. Una prima definizione Il meme è la minima unità culturale capace di replicazione nei cervelli. È,ad esempio, una moda, uno stereotipo, un'immagine, che si propaga tra le persone attraverso la copia o l'imitazione mediante disseminazione e condivisione . Questa è almeno la definizione che troviamo su Wikipedia. Il primo ad utilizzare questo termine fu Richard Dawkins nel suo libro Il gene egoista (1974), intendendolo come l’unità base dell’evoluzione umana, così come il gene è l’unità base dell’evoluzione biologica. Chiaro è che con l’avvento di internet il termine ha cambiato significato, ma l’associazione non è sbagliata: così come il gene si diffonde attravers

L’uso dei social fra i minori non accompagnati: ciò che non hanno osato le strutture di accoglienza

Articolo di Elisabetta Tonni 


Un minore ogni sei è svanito nel nulla. Sono gli stranieri non accompagnati giunti in Italia nel 2017. Dei 17.337 adolescenti sbarcati sulle nostre coste, 2.440 sono spariti. E diventano 5.828 se si considerano i ragazzi irrintracciabili, fuggiti dalle strutture di accoglienza negli anni precedenti, che ancora oggi sono minorenni. Come è possibile che minore sparisca senza che una collettività ne abbia percezione? Che fine fa, quando sparisce? Una socializzazione più rispondente al problema può contribuire ad arginare questo fenomeno?
Se un minore scompare, la situazione è grave; se ne scompaiono quasi 6.000, la situazione è seria. Secondo la ricerca condotta da Unicef Italia e Cnr Irpps, la tendenza a trovarsi in condizione di irreperibilità risulta particolarmente pronunciata tra i minorenni provenienti da specifiche aree: Afghanistan, Eritrea, Somalia, Siria. I motivi per cui un minore si rende irreperibile potrebbero essere molti e vanno dal desiderio di raggiungere clandestinamente altri paesi europei a quello di diventati vittime di giri delinquenziali, con reati che vanno dallo spaccio di stupefacenti ai danni contro il patrimonio e contro la persona. Entrano così in un contesto dal quale è sempre più difficile uscire e che li spinge a reiterare il reato e rafforza la devianza. (Demurtas, maggio 2017)
Quando si perdono le tracce di un minore qualcosa non ha funzionato anche nella socializzazione. La prima forma di mancata socializzazione dei minori, primo passo della loro emarginazione, è data dal silenzio della stampa e dalla classe politica rispetto a questa tematica. Come ben evidenziato nel saggio d Isisde Gjergji, anche nei discorsi di molti politici e rappresentanti di istituzioni non vi è traccia di riflessione o attenzione sul tema. (Gjergji, 2017). 
Se i temi sui minori non accompagnati risultano assenti dall’agenda politica e da quella del giornalismo, la presenza dei minori stranieri, a livello individuale, pullula sul web. È questo, infatti, lo strumento con cui i ragazzi si tengono in contatto con il mondo a prescindere dal luogo in cui si trovano. Come tutti gli adolescenti, anche i minori migranti comunicano con lo strumento del telefonino utilizzato ben al di là della semplice telefonata. L’uso dei social network e degli altri mezzi di comunicazione collegati alle nuove tecnologie giocano un ruolo fondamentale nella socializzazione e nello scambio di opinioni delle comunità diasporiche soprattutto se migranti (Reips, November 2012).  Come testimonia un articolo pubblicato sul sito di Save The Children, le nuove tecnologie, Internet e in particolare i social media, spesso sono tra le fonti dove i giovani trovano le loro ragioni per partire, per organizzare le prime fasi del viaggio, capire quali percorsi prendere, contattare le persone che possono aiutare a raggiungere i diversi luoghi di destinazione o trovare rifugio e riparo, presso conoscenti o semplicemente connazionali durante le tappe del lungo cammino. Sono ancora i social media a facilitare il mantenimento dei rapporti fra immigrati, connazionali sparsi per il mondo e loro familiari nei paesi di origine. Non a caso nel 2003 era nato il progetto “e-Diasporas Atlas” con l’obiettivo di esplorare, mappare, archiviare e analizzare la presenza nei territori digitali dei migranti connessi.  (Schiesaro, Giugno 2018). 
Se si conosce abbastanza dell’uso dei social network da parte dei migranti, si sa molto meno quali siano le abitudini dei minori stranieri in fatto di relazioni online con le comunità che li accolgono e dove si ritrovano a vivere. Le organizzazioni che li assistono quotidianamente non avrebbero compreso il potenziale dei social media come strumento di socializzazione (online e offline) che risulta sottovalutato.

Eppure, un progetto portato avanti dal Cpia di Roma, Antonio Gramsci, ha dimostrato che una socializzazione integrata online e offline è possibile. Con il “Passap’orto” i minori che frequentavano quella scuola hanno risposto positivamente a un lavoro di gruppo incentrato sullo studio delle piante in maniera integrata fra le operazioni di coltivazione, quelle di ricerca sulla rete e lo scambio di informazioni proprio sui social (Tonni, 2018). A fronte di tali esperienze, risulta ancora più inspiegabile il mancato ricorso all’uso dei social network come strumento di socializzazione da parte delle comunità che ospitano i minori non accompagnati. 
Stando ai dati del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, le strutture di accoglienza censite nel SIM (Sistema Informativo Minori della Direzione Generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione) che ospitano MSNA sono oltre 2.300. Alcune di queste comunità hanno un sito internet spesso collegato a una omonima pagina (o gruppo) Facebook; altre comunità si rapportano con l’online solo con una pagina Facebook, mentre risultano meno o per niente utilizzati le altre piattaforme social offerte dalla rete, come il caso di Twitter, Instagram, LinkedIn, eccetera. Navigando nella piattaforma Facebook alla ricerca delle pagine gestite dalle comunità nelle regioni di maggiore accoglienza numerica, è emerso un aspetto singolare. La pagina (o gruppo) Facebook presenta caratteristiche simile a tutte le altre: sono postate in bella evidenza le iniziative educative e formative offerte dalle strutture ai ragazzi, ma la pagina Facebook non sembra rivolgersi ai minori stranieri che infatti non socializzano in alcun modo all’interno del social. Neanche gli stessi educatori sembrano diventare parte attiva del processo online di socializzazione, così come non si registrano reazioni significative da parte di componenti al di fuori della comunità. I post non ricevono condivisioni, né reazioni e men che meno offrono spunti per i commenti. Sono voci che si perdono nel vuoto con un’eco che risuona all’infinito. 
La sensazione che se ne ricava visitando le varie pagine Facebook è che i social vengano utilizzati dalle strutture di accoglienza in una funzione autoreferenziale e autopromozionale delle iniziative il cui successo non è affatto certificato dalla partecipazione dei minori a cui le iniziative sono dirette. Neanche viene ipotizzato il loro uso come strumento di integrazione, socializzazione e quindi di protezione dei minori. 
Una eccezione a questa tendenza sembra inizialmente offerta dall’esempio di una struttura per minori in Sicilia, a Nicosia. Il Cpia per minori non accompagnati, San Giovanni Battista, aveva creato la sua presenza su Facebook il 4 luglio 2017. Nei primi mesi di pubblicazione dei post questi sembravano effettivamente rivolti alle attività svolte dai ragazzi i quali interagivano anche solo in termini di reazioni (like e simili). La pagina non risulta più aggiornata dalla fine del mese di dicembre dello stesso anno di 

fondazione. In pratica, la pagina è stata attiva per 6 mesi ed è rimasta silente nei successivi dodici. Altri elementi di osservazione sull’occasione sprecata dalle strutture di accoglienza per la forma di socializzazione offerta dai social network è rappresentata dalla struttura per minori “La Città dei Ragazzi” a Roma. La struttura ha una storia particolare che la rende differente da altre strutture. La sua fondazione risale al secondo dopoguerra. Il processo di socializzazione viaggiava in quegli anni (e fino all’avvento della comunicazione telematica) esclusivamente offline: un metodo che non è mai stato rivisitato, con il risultato che nella sovrapposizione fra online e offline si è perso il contatto fra i ragazzi che non socializzano fra di loro pur vivendo nello stesso comprensorio. In altri termini, la mancata socializzazione offline non è compensata in alcun modo da una socializzazione online. Tale inesistenza sembra aver influito negativamente sulla socializzazione offline. È come se l’assenza di socializzazione contagiasse le sfere dell’online e dell’offline, innescando una spirale al ribasso. Infatti, la pagina Facebook della Città dei Ragazzi e il gruppo si presentano, come nei casi osservati per le altre strutture, come strumenti autoreferenziali e autopromozionali che tuttavia sono quasi ignorati anche dagli stessi addetti ai lavori interni ed esterni alla struttura. L’ipotesi che il social network sia uno strumento poco funzionale alla socializzazione per i minori non accompagnati sembrerebbe parzialmente smentita dall’osservazione di un sito con relativa pagina Facebook creati dagli ex cittadini della stessa Città dei Ragazzi i quali hanno dato vita a una online community. 
A testimonianza che l’uso dei social network non venga preso in considerazione nel pieno delle sue potenzialità per un processo di socializzazione fra i minori è dato anche da un altro esempio. Esiste sulla piattaforma Facebook anche una pagina dedicata ai minori stranieri non accompagnati (Mnsa.eu). La pagina è stata creata il 7 giugno 2018, registrata come community, “ente pubblico”, con il sottotitolo “Il portale di riferimento per tutti gli operatori del settore”. In sei mesi ha totalizzato 68 follower e 67 “mi piace”. La pagina, pur rivolgendosi a tutti gli operatori del settore, non sembra aver suscitato l’interesse neanche delle oltre 2.300 strutture di accoglienza, né delle migliaia di educatori che ogni giorno condividono i drammi dei minori non accompagnati. Se neanche le strutture di accoglienza riescono a costruire una rete sociale con i social network, appare comprensibile che i social network non vengano percepiti come reti sociali da utilizzare a misura ed esigenza del minore non accompagnato. Non osare addentrarsi nel mondo della Rete e utilizzare gli strumenti social offerti per costruire una rete sociale a misura di minore non accompagnato significa sprecare un’opportunità per difenderli anche dalle insidie a cui essi sono esposti. Se è vero che i social sono “ßßß”, questi devono essere ben indirizzati per evitare che la loro voce si disperda in un infinito mondo di suoni indistinti che equivale a un silenzio. Quello stesso silenzio che avvolge la condizione dei minori stranieri le cui urla di disperazione, una vota giunti in un porto di sbarco, non trovano più centri di ascolto neanche nell’etere infinito del web. 






SITOGRAFIA
http://www.lavoro.gov.it/documenti-e-norme/studi-e-statistiche/Documents/Report%20minori%20accolti%20temporaneamente%20nei%20programmi%20solidaristici%20di%20accoglienza%20anno%202017/Report-minori-accolti-temporaneamente-nei-programmi-solidaristici-di-accoglienza-anno-2017.pdf
https://www.savethechildren.it/blog-notizie/il-ruolo-di-smartphone-e-social-media-nei-viaggi-dei-minori-migranti
https://www.meltingpot.org/SOS-Minori-Stranieri-Non-Accompagnati.html#.W-vLuuhKiMo
https://www.savethechildren.it/press/minori-stranieri-non-accompagnati-18300-ospitati-nel-sistema-di-accoglienza-italia-nel-2017-la
http://www.aiex.it/
http://www.report.rai.it/dj/migranti-minori-non-accompagnati-scomparsi/?fbclid=IwAR0IZX6W90sSj82MNQ5QS1rbmotBwsh6wz4ZnIWOvZq4x858RWOmqHA6yQc
http://www.secondowelfare.it/primo-welfare/inclusione-sociale/i-minori-stranieri-non-accompagnati-in-italia-nel-2017.html
https://www.facebook.com/msna.eu/
https://www.facebook.com/Opera-Nazionale-per-le-Citt%C3%A0-dei-Ragazzi-378173849482/
https://www.facebook.com/MSNAetutelavolontaria/
https://www.facebook.com/CPA-per-Minori-Stranieri-Non-Accompagnati-San-Giovanni-Battista-Nicosia-1713328585637402/

https://www.facebook.com/amicidicometa

https://www.minoristranierinonaccompagnati.it/
https://www.borderlinesicilia.org/la-vita-dei-neomaggiorenni-nella-sicilia-orientale/
http://siciliamigranti.blogspot.com/2014/11/visita-al-centro-le-zagare-di-melilli.html

BIBLIOGRAFIA:
Laura Balbo, In che razza di società vivremo? L'Europa, i razzismi, il futuro, Bruno Mondadori, 2006
Lee Komito, Social media and migration: virtual community 2.0, American Society for Information Science and Technology and Wiley-Blackwell, 2011
Terri Mannarini, Comunità e partecipazione. Prospettive psicosociali, Franco Angeli editore, 2004
Pedro J. Oiarzabal & Ulf-Dietrich Reips, Migration and Diaspora in the Age of Information and Communication Technologies, Journal of Ethnic and Migration Studies 2011
Claudio Riva, Spazi di comunicazione e identità immigrata, Franco Angeli editore, 2005
Iside Gjergji, L’asilo dei minori. Accoglienza, trattamento e condizione sociale dei minori richiedenti asilo in Italia, Dep, Rivista telematica di studi sulla memoria femminile, 2017
Gianmarco Schiesaro, Migranti con lo smartphone, Vis e Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo, 2018
Loredana Tonni, Didattiche, pratiche e progetti interculturali nei Cpia, Università Roma Tre, 2018
Unicef Itali e Cnr Irpps, Sperduti. Storie di minorenni arrivati da soli in Italia, 2017 


Commenti

  1. Assai interessante, lo diffonderò anche alla casa famiglia. Grazie

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  2. Interessante e documentato. Speriamo che gli organi di stampa e i media in generale affrontino l'argomento per far sì che tutte le istituzioni che si occupano di minori richiedenti asilo non accompagnati intervengano efficacemente. Grazie

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