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MEME: ARCHIVIO INFINITO DI CREATIVITA’

Articolo di Benedetta Mordente In un momento storico in cui il patrimonio multimediale è il più vasto mai visto, creatività e personalizzazione rappresentano l’essenza stessa dei meme, per la possibilità che danno di rielaborare i significati un numero infinito di volte. Una prima definizione Il meme è la minima unità culturale capace di replicazione nei cervelli. È,ad esempio, una moda, uno stereotipo, un'immagine, che si propaga tra le persone attraverso la copia o l'imitazione mediante disseminazione e condivisione . Questa è almeno la definizione che troviamo su Wikipedia. Il primo ad utilizzare questo termine fu Richard Dawkins nel suo libro Il gene egoista (1974), intendendolo come l’unità base dell’evoluzione umana, così come il gene è l’unità base dell’evoluzione biologica. Chiaro è che con l’avvento di internet il termine ha cambiato significato, ma l’associazione non è sbagliata: così come il gene si diffonde attravers...

Come la visibilità sui social ci rende vulnerabili: il cyberbullismo

Articolo di Roberta D'Agostino

Il favoloso mondo dei social


I social network si prospettano oggi come una risorsa che fa parte della vita quotidiana di ognuno di noi: ci offrono innumerevoli comodità in grado di semplificarci la vita, sono immediati, permettono di connetterci, di instaurare relazioni interpersonali in tempo reale azzerando le distanze fisiche e di rimanere aggiornati su ciò che accade.

I social inoltre soddisfano il nostro bisogno di riconoscimento in quanto esseri umani: l'esigenza di essere riconosciuti dagli altri è il problema fondamentale della vita di relazione e si esprime sia nell'ambiente sociale sia in quello mediale (Gili, 2010).

Nella fossa dei leoni: il rischio del cyberbullismo

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Ogni aspetto ha però il suo rovescio della medaglia, e se i social network si offrono ai nostri occhi come strumenti per molti versi estremamente vantaggiosi, per altri possono farci incappare in situazioni rischiose e di pericolo. Questi rischi possono scaturire dalla tendenza degli utenti, soprattutto i più giovani, a condividere sempre più informazioni della propria vita personale, foto, video, opinioni, esperienze, stati d'animo, vicende anche molto intime, riducendo al minimo i filtri o eliminandoli del tutto.

Affidare la propria personalità alla rete comporta l'essere esposti in una sorta di vetrina, alla mercè di milioni di utenti che hanno il potere di fare di noi ciò che credono: esprimere approvazione, ammirarci, gratificarci, ma anche attaccarci, renderci ridicoli, denigrarci.
È proprio questa incessante esposizione che aumenta esponenzialmente la nostra vulnerabilità, e di conseguenza rende concreto il rischio di cadere vittime di fenomeni come il cyberbullismo.

Che cos'è il cyberbullismo e come si manifesta

La prima definizione di cyberbullismo risale al 2002 ed è stata coniata dall'educatore canadese Bill Belsey, il quale unisce il prefisso “cyber”, che riconduce all'ambito informatico, e il suffisso “bullying”, che delinea un'attività svolta da chi prova godimento nel molestare vittime percepite come deboli e incapaci di difendersi.

Negli anni sono stati tanti i significati assegnati, fino a quando nel 2006 l’educatore canadese e studioso di bullismo Peter Smith, insieme ai suoi collaboratori, offre una definizione definitiva di cyberbullismo: “una forma di prevaricazione volontaria e ripetuta, attuata attraverso un testo elettronico, agita contro un singolo o un gruppo con l’obiettivo di ferire e mettere a disagio la vittima di tale comportamento che non riesce a difendersi”. (Grella, 2018, p.23).

Il bullismo è un fenomeno vecchio come il mondo, ed è nella fase 2.0, ovvero nel momento in cui prendono piede le piattaforme tecnologiche, che diventa “cyber”: essere un cyberbullo significa colpire, vessare, offendere e molestare i più deboli utilizzando i mezzi messi a disposizione dalla rete, che non sono meno dolorosi delle percosse e dei pestaggi, e non sono meno umilianti delle prese in giro.

Il cyberbullo si differenzia dal bullo sul piano dei connotati: il bullo è forte e vigoroso fisicamente e non deve necessariamente essere dotato intellettualmente, mentre il cyberbullo non ha bisogno della forza fisica per imporsi sulle vittime, ma dell'astuzia, del sadismo e della malizia (Faccioli, 2017).
Il cyberbullismo appare come un fenomeno complesso, e si presenta sotto varie tipologie esposte dagli studiosi Baldry e Sorrentino:

FLAMMING: termine che sta a significare “fiamma”, e che consiste nell'invio di messaggi violenti e volgari al fine di scatenare volontariamente conflitti verbali fra gli utenti della rete;

HARASSMENT: comprende una serie di molestie persistenti e manifestate attraverso azioni, comportamenti e parole indirizzati a una persona singola per mezzo di canali comunicativi, causando disagi emotivi e psicologici;


CYBERSTALKING:
indica una serie di comportamenti che puntano a perseguitare e infastidire le vittime tramite l'uso dei mezzi tecnologici, tormentandole a tal punto da farle sentire minacciate anche in casa propria;


DENIGRATION
: fa riferimento alla diffusione attraverso la rete di notizie false e spregiative, allo scopo di denigrare la vittima e minarne la reputazione;

IMPERSONATION: consiste nel furto di identità da parte del persecutore nei confronti dell'utente preso di mira, allo scopo di compiere azioni in grado di metterlo in una condizione di imbarazzo e di difficoltà relazionale;

OUTING
: si manifesta nel momento in cui il cyberbullo inizialmente guadagna la fiducia della propria vittima, carpendo informazioni e confidenze anche private, per poi utilizzarle a suo discapito con lo scopo di danneggiarne la reputazione;

EXCLUSION: consiste nella volontà di escludere intenzionalmente un utente da una chat, da un gruppo di amici, creando una situazione di ostracismo;

HAPPY SLAPPING
: letteralmente “schiaffo allegro”, consiste nel postare video in cui la vittima subisce violenza fisica e psicologica (Buccoliero, Maggi, 2017);



Numeri che fanno riflettere

Parte delle forme di cyberbullismo appena citate trovano riscontro numerico in un rapporto del 2013 di “Save the Children”, l'Organizzazione Internazionale per la Difesa e la Promozione dei Diritti dei Bambini, dal quale è emerso che l'80% delle vittime viene preso di mira a scuola, il 63% dei cyberbulli si serve soprattutto del telefonino, il 61% attacca principalmente su Facebook, il 58% tramite sms e e-mail, il 59% con la diffusione di foto e video denigratori, il 57% con la creazione di pagine denigratorie sui social network, e il 48% con il furto di password di e-mail o profili social (Grella, 2018).

Il cyberbullismo è un fenomeno molto pericoloso proprio perché è capace di raggiungere un bacino di vittime molto elevato, causando conseguenze pesanti soprattutto tra i giovanissimi.

Sono proprio questi ultimi i bersagli più colpiti, in particolare per la loro frequente incapacità di percepire i rischi cui si va incontro ogni giorno mettendosi in mostra sui social, fin dentro la sfera intima.

In occasione di un incontro sul cyberbullismo organizzato a Roma nel 2017 dal Moige (Movimento Italiano Genitori) e dalla Polizia di Stato, in occasione del “Safer Internet Day”, la giornata per la sicurezza sul Web promossa da Bruxelles che si celebra con eventi sui social e manifestazioni in 140 paesi del mondo, sono emersi dei numeri che fanno riflettere sulla percezione del rischio di questo fenomeno.

È stata presentata in questa sede la ricerca svolta dalla professoressa Anna Maria Giannini della facoltà di Medicina e Psicologia dell'Università “La Sapienza’’ di Roma effettuata su un campione di 1342 ragazzi tra i 14 e i 19 anni, dalla quale risulta che un ragazzo su 3 rende accessibile sempre e a tutti il materiale condiviso sui social, 7 su 10 ritengono che si debba parlare solo con amici di problemi legati al bullismo in rete e sono in pochi a rendersi conto di quanto sia diffuso il fenomeno. (Tripodi A., Il sole 24 ore, 6 febbraio 2018).

Prevenzione e contrasto: il segreto è non sottovalutare

La necessità di prevenire e soprattutto di far fronte al cyberbullismo nasce dalla sua diffusione capillare, che ha messo in allarme le scuole, le famiglie e i nostri legislatori, che a tal proposito hanno discusso e approvato al Senato un disegno di legge dal titolo “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto al cyberbullismo”, entrato in vigore da giugno 2017 (Genta, 2017). La Legge 71/2017 prevede all’art.3 l’istituzione di un Tavolo di lavoro, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e coordinato dal MIUR, con l'obiettivo di creare un piano di azione integrato e organizzare un sistema di raccolta di dati per il monitoraggio, collaborando con le forze di Polizia e con la Polizia Postale e delle Comunicazioni (MIUR, “Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo”, 2017).

È particolarmente utile a livello preventivo la sensibilizzazione a un uso corretto delle tecnologie, sia per evitare lo scaturirsi di episodi di cyberbullismo, sia per evitare di esserne vittime: così “la Legge 107 del 2015 ha introdotto, tra gli obiettivi formativi prioritari, lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti, finalizzato anche a un utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media, e declinato dal Piano Nazionale Scuola Digitale.

 

Le studentesse e gli studenti devono essere sensibilizzati ad un uso responsabile della Rete e resi capaci di gestire le relazioni digitali in agorà non protette. Ed è per questo che diventa indispensabile la maturazione della consapevolezza che Internet può diventare, se non usata in maniera opportuna, una pericolosa forma di dipendenza” (MIUR, “Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo”, 2017, pag. 4).




Le studentesse e gli studenti devono essere sensibilizzati ad un uso responsabile della Rete e resi capaci di gestire le relazioni digitali in agorà non protette. Ed è per questo che diventa indispensabile la maturazione della consapevolezza che Internet può diventare, se non usata in maniera opportuna, una pericolosa forma di dipendenza” (MIUR, “Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo”, 2017, pag. 4).

Il nodo fondamentale da cui partire è il rifiuto dell'idea che tutto ciò possa accadere agli altri e mai a noi stessi, dunque è bene non sottovalutare la portata del fenomeno: moderare e filtrare la nostra visibilità e la nostra esposizione sui social è importante, perché è facilissimo cadere nella trappola del cyberbullismo, altrettanto difficile è uscirne.







Bibliografia e Sitografia




Buccoliero E., Maggi M. (2017), Contrastare il bullismo, il cyberbullismo e i pericoli della rete. Manuale operativo per operatori e docenti, dalla scuola primaria alla secondaria di 2° grado, Franco Angeli;
Faccioli M. (2017), Cyberbullismo ovvero il bullismo ai tempi del web. Analisi e riflessioni su un sopruso sempre al passo coi tempi, Key Editore;

Genta M.L. (2017),  Bullismo e cyberbullismo. Comprenderli per combatterli. Strategie operative per psicologi, educatori ed insegnanti, Franco Angeli;

Gili G. (2010), Identità e riconoscimento. Perchè la rete è un luogo,  in “Atlantide”, anno VI, n.20, 2/2010, pp. 89-96;

Grella F. (2018), Il fenomeno del bullismo, Youcanprint;

MIUR (ottobre 2017),  Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, Disponibile su:  https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Linee+Guida+Bullismo+-+2017.pdf/4df7c320-e98f-4417-9c31-9100fd63e2be?version=1.0
Tripodi A. (6 febbraio 2018), Cyberbullismo, 354 denunce alla Polizia nel 2017. Italia tra le più esposte a rischi online, ne Il sole 24 ore  Disponibile su: https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-02-06/cyberbullismo-354-denunce-polizia-2017-italia-le-piu-esposte-rischi-online-122953.shtml?uuid=AEH2bHvD&refresh_ce=1






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